martedì 29 giugno 2010

Elezioni politiche - BiDiMedia - 29 Giugno

Rilevazione 9 Giugno
Rilevazione 20 Giugno

PDL 31,2% (INV)
LEGA NORD 12,5% (-0,3%)
MPA 0,7% (INV)
ALTRI CDX 0,8% (INV)
Totale cdx 45,2% (-0,3%)

UDC 6,3% (+0,2%)
ALLEANZA PER L'ITALIA 1,1% (INV)
Totale centro 7,4% (+0,2%)

PD 26,3% (+0,3%)
IDV 6,8% (-0,4%)
SEL 3,7% (+0,1%)
RAD 1,1% (INV)
VERDI 0,8% (INV)
PSI 0,8% (INV)
Totale Csx 39,5% (INV)

FED.SIN. 2% (+0,1%)

M5S 3% (INV)

FT - FN 0,7% (INV)

LA DESTRA 1,1% (+0,1%)

Altri 1,1% (-0,1%)

Anche in questa rilevazione continua il lentissimo ma ormai quasi costante discesa del centrodestra che ora, con queste coalizioni, supera a malapena il 45%, molto lontano dal massimo raggiunto circa un mese e mezzo fa. Ad avvantaggiarsene, però, non è (se non minimamente) il centrosinistra che anche oggi si conferma leggermente sotto il 45%. Cresce, invece, il centro e si mantengono forti i partiti extraparlamentare, in special modo il Movimento 5 Stelle di Grillo. In leggera crescita anche La Destra e la FdS. All'interno delle coalizioni primo arretramento (da mesi a questa parte) della Lega che comunque si mantiene a livelli altissimi. Buone performance del Pd, dell'Udc e di Sel (che continua lentamente a salire). Torna sotto il 7% l'Idv, in leggera crisi di consenso

P.S. Viste le numerose domande a tal proposito, preciso che le coalizioni sono state costruite in modo arbitrario, secondo una nostra logica. E' chiaro che ognuno potrà poi scombinarle e riassembrarle come meglio crede.
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domenica 27 giugno 2010

Monitor Regioni - Giugno

Ecco qui di seguito i dati di uno studio sulla fiducia dei Presidenti delle Regioni, prodotto da FullResearch in collaborazione con Crespi Ricerche.
Tra parentesi segnalo da differenza di percentuale con i voti ottenuti da ogni Presidente alle scorse elezioni regionali. Ricordo che in Sicilia, Abruzzo, Friuli V.G., Molise e Sardegna non si è votato nel 2010 ma negli anni precedenti e che in Lombardia, Basilicata, Emilia R.,Puglia, Marche, Liguria e Molise sono stati riconfermati i Presidenti uscenti.

Roberto Formigoni (Lombardia) 60,3% (+4,2%),

Luca Zaia (Veneto) 57,6% (-2,6%),

Giuseppe Scopelliti (Calabria) 57,4%, (-0,4%)
Vito De Filippo (Basilicata) 57,1%, (-3,7%)
Raffaele Lombardo (Sicilia) 55,2%, (-10,1%)
Enrico Rossi (Toscana) 55,1%, (-4,6%)
Vasco Errani (Emilia R.) 54,6%, (+2,5%)

Catiuscia Marini (Umbria) 54,1%, (-3,1%)
Renata Polverini (Lazio) 52,2%, (+1,1%)
Giovanni Chiodi (Abruzzo) 51,6%, (+2,8%)

Stefano Caldoro (Campania) 51,4%, (-2,8%)

Nichi Vendola (Puglia)50,9%, (+2,2%)
Gian Mario Spacca (Marche) 50,6%, (-2,6%)
Roberto Cota (Piemonte) 50,1%, (+2,9%)

Renzo Tondo (Friuli V.G.) 49,7%, (-4,1%)

Claudio Burlando (Liguria) 49,5%, (-2,6%)
Michele Iorio (Molise) 48,9%, (-5,1%)
Ugo Cappellacci (Sardegna) 47,3%. (-4,6%)

In media i 18 governatori hanno una fiducia pari all'1,7% in meno rispetto ai risultati ottenuti alle elezioni. In questo caso non ci sono differenze di appartenenza politica. Infatti gli 11 Presidenti di cdx perdono (sempre il media) l'1,7%, così come i 7 di csx. Gli 11 presidenti neo-eletti perdono, invece, il 2,34%(positivi Polverini, Chiodi e Cota, molto negativi Cappellacci, Iorio e Lombardo) mentre i riconfermati perdono solo lo 0,73% (Formigoni, Vendola ed Errani hanno anzi segno positivo). -0,73% è anche la media dei risultati dei presidenti eletti nel 2010, mentre le 5 regioni che sono andate al voto prima del 2010 hanno dei governatori che perdono mediamente ben il 4,2% con solo Chiodi positivo.
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mercoledì 23 giugno 2010

Le (nuove) stelle della politica italiana - Sergio Chiamparino


Una vita da mediano. E’ questa la metafora che sembra calzare a pennello per descrivere la vita politica e la carriera di Sergio Chiamparino, uno dei nomi più gettonati per la futura leadership del Partito democratico. Nato nel 1949 a Moncalieri, l’uomo forte del Pd al liceo preferisce il diploma da sommelier, al quale segue l’iscrizione alla facoltà di Scienze politiche presso l’Università di Torino, dove il giovane Sergio si appassiona alla ricerca lavorando come compilatore di questionari. Nel frattempo arriva il Sessantotto ed il poco più che ventenne universitario non nasconde una certa diffidenza nei confronti delle elite studentesche del movimento :” Sulla scelta politica di campo hanno influito un po’ le tendenze familiari, ma soprattutto l’ambiente di fermento culturale che si viveva in quegli anni. "Ho visto nell’allora Partito comunista – spiega il sindaco di Torino – una grande risorsa attraverso la quale raggiungere quegli obiettivi di maggiore giustizia sociale che in fondo erano quelli che ci animavano. Non sono pentito di quella scelta. Al contrario. Ho semmai il rimpianto di non essere stato capace di fare a sufficienza battaglie politiche su questioni che sentivamo, ma che esorcizzavamo, a cominciare dalla realtà dei paesi comunisti. Avrebbe forse fatto bene anche al partito”. Intanto la carriera di ricercatore prosegue indisturbata fino al 1975, quando decide di dedicarsi alla politica, candidandosi al consiglio comunale di Moncalieri. La prima avventura elettorale viene vinta senza problemi ed il neo consigliere diventa capogruppo del Pci in comune. La crescente visibilità e la capacità dimostrata nella veste di consigliere comunale valgono al Chiampa, come lo definiscono bonariamente amici e simpatizzanti, la promozione a responsabile del dipartimento economico del Pci a Torino, a cui segue la nomina a consulente economico della delegazione Pci presso il Parlamento europeo. Proprio la competenza acquisita sui temi del lavoro e dei diritti sociali gli consentono di arrivare alla segreteria regionale della Cgil, dove rimarrà per due anni dal 1989 al 1991. Lasciato l’incarico sindacale, torna al suo vero, grande amore : l’attività politica. Il ritorno alla militanza ed all’impegno politico è accelerato dalla nomina a segretario provinciale del Pds. Con grinta e dedizione, l’ex numero uno della Cgil piemontese guida il vertice provinciale della Quercia per ben cinque anni. Nel 1993 ecco una nuova sfida dietro l’angolo. In questo caso si tratta del rinnovo del consiglio comunale di Torino. Forte della popolarità e della stima conquistata in tanti anni di battaglie economiche e sociali, l’aspirante consigliere centra l’elezione ed entra a far parte della pattuglia diessina presente in comune. L’ascesa dell’esponente diessino è inarrestabile. Per lui si spalancano anche le porte di Montecitorio, dove viene eletto deputato nel 1996. La svolta, inattesa quanto per certi versi drammatica, giunge nel marzo del 2001. Nel bel mezzo della campagna elettorale per le comunali, l’ex dirigente comunista viene chiamato dal suo partito a sostituire il candidato sindaco Domenico Carpanini, già vice nonché fedelissimo di Valentino Castellani, morto improvvisamente a causa di un’emorragia cerebrale mentre era impegnato in un dibattito elettorale con il suo sfidante Roberto Rosso. Nel giro di pochissimo tempo, l’aspirante primo cittadino del centrosinistra riesce ad organizzare un’efficace campagna elettorale a ridosso dell’importante test amministrativo. Il primo turno termina con un sostanziale testa a testa fra i due candidati più accreditati. A Chiamparino va il 44,9% delle preferenze mentre Roberto Rosso conquista il 44,4%. Si va dunque al ballottaggio in un clima di forte tensione. Per la prima volta infatti il centrosinistra rischia di perdere la storica roccaforte operaia, uno dei pochi comuni non ancora caduti sotto l’avanzata delle truppe leghiste e forziste nelle regioni settentrionali. Ma al secondo turno l’uomo forte del Pd al nord vince con il 52,8%, sconfiggendo sul filo di lana il candidato del centrodestra. L’inquilino di Palazzo Civico si mette subito al lavoro diventando in poco tempo un punto di riferimento del centrosinistra non solo regionale ma anche nazionale. L’intensa attività amministrativa e la capacità di fornire soluzioni pragmatiche alle esigenze dei cittadini consentono al primo cittadino del capoluogo torinese di raggiungere una serie di importanti traguardi, fra cui la preparazione e la gestione dei XX Giochi olimpici invernali, un volano per lo sviluppo della città e la realizzazione di numerose opere pubbliche come la metropolitana. Le Olimpiadi portano Torino al centro del mondo e sanciscono la popolarità e la notorietà dell’inquilino di Palazzo Civico, che può affrontare senza patemi d’animo le elezioni per la riconferma della poltrona di sindaco. Il risultato non lascia adito a dubbi. Il sindaco uscente viene riconfermato con il 66,6% mentre Rocco Buttiglione, candidato del centrodestra, si ferma al di sotto del 30%. Forte del consenso personale in costante crescita, l’ex dirigente del Pci si proietta in ottica nazionale ed interviene con sempre maggiore assiduità nel dibattito politico nazionale. Indicato da Veltroni come ministro ombra del Federalismo nel 2008, l’austero Sergio può finalmente occuparsi di un tema che ha da sempre a cuore, sul quale talvolta appare più vicino alla Lega che alle posizioni ufficiali assunte dal suo partito. Eterna promessa del Pd, il sindaco di Torino sembra sempre sul punto di scendere in campo : si fa il suo nome per le primarie del Pd ma poi ci ripensa. Scalda i motori per il dopo Veltroni ma ancora una volta desiste. “Non ho alcuna intenzione di andare in pensione o portare i miei nipotini ai giardinetti – ha dichiarato di recente l’esponente democratico – anche perché non ho nipotini”. Intanto il prossimo anno dovrà lasciare la guida della giunta comunale dopo due mandati consecutivi. Assodata dunque la volontà di continuare nell’attività politica, amici e nemici si chiedono : quale sarà il futuro di uno dei pochi elementi vincenti del centrosinistra al nord?

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domenica 20 giugno 2010

Elezioni politiche - BiDiMedia - 20 Giugno

Rilevazione 9 Giugno

PDL 31,2% (-0,2%)
LEGA NORD 12,8% (-0,1%)
MPA 0,7% (-0,1%)
ALTRI CDX 0,8% (+0,1%)
Totale cdx 45,5% (-0,3%)

UDC 6,1% (+0,2%)
ALLEANZA PER L'ITALIA 1,1% (+0,1%)
Totale centro 7,2% (+0,3%)

PD 26% (+0,2%)
IDV 7,2% (-0,4%)
SEL 3,6% (+0,1%)
RAD 1,1% (-0,1%)
VERDI 0,8% (INV)
PSI 0,8% (INV)
Totale Csx 39,5% (-0,2%)

FED.SIN. 1,9% (-0,1%)

M5S 3% (+0,2%)

FT - FN 0,7% (INV)

LA DESTRA 1% (INV)

Altri 1,2% (+0,1%)
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giovedì 17 giugno 2010

Le nuove stelle della politica italiana - Gianni Alemanno


L’importante non è cadere ma sapersi rialzare. E’ questo il motto che sembra caratterizzare la vita politica del protagonista della storica vittoria che ha portato per la prima volta il centrodestra alla conquista di Roma. Il merito della caduta della città simbolo del predominio amministrativo del centrosinistra negli enti locali va ascritto a Gianni Alemanno che ha saputo rialzarsi e vincere dopo l’esito tutt’altro che positivo della sfida con Walter Veltroni. Nato il 3 Marzo 1958 a Bari, il caparbio Gianni è un militante politico di lungo corso. Fin da giovanissimo infatti fa politica attivamente nelle scuole e nelle università romane. Nonostante sia nato nel capoluogo pugliese, vive, lavora e fa politica a Roma dal 1970. Dopo aver frequentato il liceo scientifico “Augusto Righi”, si laurea in Ingegneria per l’ambiente e il territorio, iscrivendosi successivamente all’ordine degli ingegneri della provincia di Roma, settore civile ed ambientale. Negli anni Ottanta è uno dei leader della corrente rautiana del Fronte della gioventù insieme a Marco Valle, Riccardo Andriani, Flavia Perina, Antonello Ferdinandi, Paola Frassinetti e Fabio Granata che si contrapponeva all’ala almirantiana guidata da Gianfranco Fini. Nel 1982 il militante missino diventa segretario provinciale del Fronte della gioventù a Roma mentre nel 1988 raccoglie il testimone da Gianfranco Fini alla carica di segretario nazionale del movimento giovanile del Msi. Il neo segretario resta in carica fino al 1991, caratterizzando la sua leadership verso una più spiccata linea movimentista attraverso la ripresa di tematiche sociali e filo nazionali. Nel 1990 il salto nell’agone politico con l’elezione al consiglio regionale del Lazio. Sono gli anni della svolta di Fiuggi in cui il consigliere regionale missino, insieme ad altri dirigenti del movimento sociale, decide di fondare Alleanza nazionale abiurando le vecchie posizioni estremiste in favore di una destra liberale, nazionale e conservatrice. Nel 1994 l’esponente aennino viene eletto per la prima volta alla Camera dei deputati, vincendo nel collegio 19 della circoscrizione Lazio 1. Nello stesso anno arriva la nomina a dirigente del Dipartimento per le politiche del volontariato e dell’associazionismo di An. Rieletto alla Camera nel 1996, l’attuale sindaco della Capitale fonda, insieme a Francesco Storace, l’associazione Area e da quel momento si impegna alacremente nell’associazionismo culturale e nel volontariato, contribuendo a promuovere diverse iniziative non profit, fra cui l’associazione Area della quale ancora oggi è membro all’interno del comitato di direzione. Fra le altre associazioni di cui è promotore figurano inoltre il gruppo ambientalista “Fare verde”, l’ong per la cooperazione internazionale “Movimento comunità”, l’associazione di volontariato “Modavi” e la fondazione “Nuova Italia”. Nel 2000 il parlamentare aennino viene scelto come responsabile organizzativo per la campagna elettorale di Francesco Storace, che riesce a battere il governatore uscente del centrosinistra Piero Badaloni. L’anno seguente è il responsabile del programma politico del candidato sindaco a Roma del centrodestra Antonio Tajani. Alle elezioni politiche del 2001 arriva la rielezione alla Camera dei deputati nel collegio 21 della circoscrizione Roma 1. Ma la svolta arriva all’indomani del ritorno di Silvio Berlusconi a Palazzo Chigi. Il premier assegna ad Alemanno il ministero delle Politiche agricole e forestali. Diverse le battaglie ambientaliste condotte dal neo ministro, fra cui il costante impegno a favore delle coltivazioni biologiche e la difesa dei prodotti nazionali. Nel 2003 è promotore e presidente della prima conferenza euro-mediterranea sulla pesca e sull’agricoltura, nel corso della quale vengono definite nuove regole per difendere gli interessi dei pescatori e degli agricoltori. Nel 2004 il titolare delle Politiche agricole viene nominato vicepresidente di Alleanza nazionale insieme ad Altero Matteoli e Ignazio Larussa. Nel 2006 Gianni Alemanno viene indicato dal centrodestra come candidato sindaco sulla poltrona più alta del Campidoglio. Una vera e propria missione impossibile se si considera che dall’altra parte c’è il sindaco uscente Walter Veltroni, in quel momento all’apice della popolarità e del consenso. L’aspirante primo cittadino del centrodestra non si scoraggia e conduce una campagna elettorale finalizzata a mettere in luce le pecche e le mancate promesse dell’amministrazione comunale uscente, raccogliendo il 37,1% mentre Veltroni viene riconfermato sindaco. Due anni dopo ecco l’inatteso colpo di scena! Le dimissioni anticipate del leader del Pd, candidatosi contro Berlusconi alle politiche, portano l’Urbe nuovamente alle urne. Il neonato Pdl decide di ridare fiducia al leader dell’opposizione in consiglio comunale che, da parte sua, incentra la nuova campagna elettorale, il cui slogan è “Roma cambia”, sulla voglia di rinnovamento dell’elettorato romano. Il primo turno vede il candidato del Pdl al 40,7%, dietro a Rutelli che riporta il 45,8%. Pur non siglando apparentamenti ufficiali in vista del ballottaggio, all’esponente pidiellino giunge il sostegno de La Destra di Storace e della Rosa Bianca guidata da Baccini. Il 28 Aprile è una data storica. Con 783225 preferenze, ovvero il 53,6%, Alemanno diventa il primo sindaco di centrodestra della Capitale, spezzando la filiera delle giunte di centrosinistra susseguitesi quasi ininterrottamente dal 1976. Una vittoria forse addirittura più bella e inattesa rispetto alla netta affermazione di Silvio Berlusconi alle concomitanti elezioni politiche. Per la prima volta, infatti, la coalizione capitanata dall’ex leader di Forza Italia guida contemporaneamente Roma e Milano. Fra le prime decisioni assunte dall’inquilino del Campidoglio vanno segnalate la dotazione di armi da fuoco ai vigili urbani, l’accordo con il ministro degli Interni Maroni volto alla dislocazione di trecento militari per presidiare quartieri e stazioni periferiche, l’avvio dei lavori di completamento della nuova tangenziale est a Tiburtina. Intanto l’infaticabile Gianni continua a darsi da fare senza sosta per la modernizzazione e la risoluzione delle tante criticità che attanagliano la città eterna in attesa di conoscere il suo avversario nella tutt’altro che semplice sfida per la riconferma alla guida della giunta comunale. Nonostante manchino ancora tre anni, la domanda che tutti si pongono è : riuscirà il sindaco di Roma a dimostrare che la vittoria del 2008 non è stata una semplice parentesi nella vita politica ed amministrativa della Capitale?

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martedì 15 giugno 2010

Elezioni amministrative Sicilia e Sardegna- II turno

ELEZIONI COMUNALI

In Sardegna si è rinnovato il consiglio comunale di 6 comuni sopra i 15mila abitanti.
Alla fine del I turno, sono state assegnate solo due città: Quartu Sant'Elena al centrodestra e Sassari al centrosinistra.
Ad Iglesias il sindaco Pierluigi Carta (centrosinistra) è stato riconfermato con quasi il 51% dei voti. Nel primo turno però l'opposizione aveva ottenuto un ottimo risultato, conquistando la maggioranza dei seggi. Probabile governo di minoranza o ritorno alle urne.
A Nuoro il candidato del centrosinistra, Alessandro Bianchi, ha conquistato più del 55% dei voti, superando di oltre cinque punti il risultato in città del candidato della stessa coalizione alla provincia.
Sfida tutta interna al centrosinistra a Porto Torres, dove Scarpa, candidato della Sinistra ha vinto contro il candidato Piddino. Anche a Sestu il csx riesce a ribaltare il risultato delle provinciali e quindi a conquistare tutte i comuni sardi al voto.
Tutti e 6 erano amministrati dal centrosinistra.

Anche in Sicilia si sono tenute le elezioni comunali. Qui il risultato del I turno.
Nel II turno il centrodestra conferma Carini, mentre una lista di centro strappa Misilmeri al centrosinistra. Percorso inverso a Milazzo, dove il centrosinistra +mpa+liste civiche strappa il comune agli avversari (tenendo presente che comunque il sindaco è di area Finiana) il candidato Ad Enna, invece, si conferma il centrosinistra con un ottimo Garofalo al 58,5%.
Sfida interna al csx anche a Gela, la più grande città siciliana alle urne. Qui si è imposto, con il 54,2%, il candidato del pd "ufficiale"(appoggiato anche da mpa e liste civiche), Fasulo contro Speziale, candidato della divisione non ufficiale del pd, dall'udc e da altre liste civiche.

In totale, nei due turni, i comuni superiori amministrati dal centrosinistra sono rimasti 10, il centrodestra passa da 5 a 4, mentre le liste civiche (prevalentemente centriste) passano da 2 a 3.

ELEZIONI PROVINCIALI

Delle 8 province al voto della Sardegna, ben 6 sono andate al centrosinistra, mentre Olbia Tempo è stata riconfermata dal centrodestra che ha conquistato anche Oristano. Qui, trovate i risultati del I turno.
Il II turno, caratterizzato da % di votanti bassissime ha riservato non poche sorprese. In Ogliastra, l'esponente del centrosinistra, Bruno Pilia ha vinto al fotofinish con solo 800 voti di vantaggio su Sandro Rubiu.
Anche a Nuoro il centrosinistra riesce ad imporre il proprio presidente, anche se con qualche patema di troppo. Le due anime del csx, infatti, al I turno avevano raggiutno il 65%, mentre nel II Deriu ha vinto con solo il 51,3% perdendo a Nuoro città.
La tripletta si completa con la vittoria, del tutto inaspettata, del centrosinistra a Cagliari, dove Milia ha vinto con il 52,4%, nonostante il centrodestra, nel suo complesso, al I turno avesse raggiunto il 55%.

In conclusione queste sono state elezioni da prendere con le molle, vista la bassa affluenza e lo scarso valore nazionale. Il risultato è però senza dubbio positivo per il centrosinistra, anche perchè i confronti sono con il 2005, anno di massimo splendore dell'allora Unione. Ovviamente l'opposizione non può esultare troppo, anche perchè Berlusconi, a livello nazionale, è ancora molto avanti. Il 2013 è ancora lontano, nelle amministrative 2011 vedremo se il centrosinistra avrà veramente qualche possibilità di vittoria.
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lunedì 14 giugno 2010

Elezioni politiche - Belgio


Il Belgio è un paese del tutto particolare. E' costituito da due parti (Vallonia, francofona, e Fiandre, di lingua olandese) quasi del tutto in competizione tra loro. Molti partiti hanno la propria versione sia fiamminga che vallona. Il governi sono perciò molto istabili e di breve durata.
Qui di seguito ci sono alcuni numeri raccolti grazie all'aiuto di un nuovo amico, ElectionWatcher.



Ecco i risultati definitivi a livello nazionale:

17.3% N-VA
13.8% PS
10.9% CD&V
9.3% MR
9.2% SP.A
8.6% VLD
7.8% VB
5.5% CDH
4.8% Ecolo
4.4% Groen
2.3% LDD

Ecco la distribuzione dei seggi. Tra parentesi la differeza con i risultati del 2007

1. NVA (separatisti Cdx, fiamminghi) 27 seggi (+18)
2. PS (socialisti, francofoni+germanofoni) 26 seggi (+6)
3. MR (liberali, fran.) 18 seggi (-5)
4. CD&V (democristiani, fiamm.) 17 seggi (-4)
5. Open VLD (liberali, fiamm.) 13 seggi (-5)
6. SP-A (socialdemocratici, fiamm.) 13 seggi (-1)
7. Vlaams Belang (separatisti destra destra, fiamm.) 12 seggi (-5)
8. CDH (democristiani, fran.) 10 seggi (0)
9. Ecolo (verdi, fran.) 8 seggi (0)
10. Groen (verdi, fiamm.) 5 seggi (+1)
11. Lista Dedecker (separatisti destra, fiamm.) 1 seggio (-4)

Elezioni frammentate, sarà difficilissimo fare un governo. Si dice che l'NVA sia disposto ad allearsi con il PS purchè si proceda sempre più verso la separazione definitiva delle due regioni.

Proviamo ad inquadrare ora la situazione, valutando il successo dei diversi gruppi politici, tenendo presente che l'NVA è sia un partito autonomista, ma anche democristiano.

Socialisti/socialdemocratici: 26+13 = 39 seggi

Verdi: 8+5 = 13 seggi

Liberali: 18+13 = 31 seggi

Democristiani (senza NVA): 10+17 = 27 seggi
Democristiani (con NVA): 10+27+17 = 54 seggi

Separatisti (senza NVA): 12+1 = 13 seggi
Separatisti (con NVA): 27+12+1 = 40 seggi


Vediamo ora le possibili maggioranze politiche:

Ulivo: sinistra, verdi, e democristiani (senza NVA): 39+13+27 = 79 seggi / 150
Oltre a questa coalizione, già sperimentata in passato in edizione ancora più allargata, ci potrebbero essere una infinità possibilità di raggruppamenti, sia per parte politica che geografica. In ogni caso il governo sarebbe sempre sul filo del rasoio.

Per sapere chi vince e chi perde (seggi), guardiamo le "famiglie politiche" e il guadagno in termini di seggi rispetto a 3 anni fa.

Socialisti/socialdemocratici: +6 -1 = +5
Verdi: +5 +0 = +5
Liberali: -5 -5 = -10
Democristiani (con NVA): -4 +18 = +14
Democristiani (senza NVA): -4 +0 = -4
Separatisti (senza NVA): -5 -4 = -9
Separatisti (con NVA): -9 +18 = +9

Come potete notare è difficile dire chi abbia vinto. Senza dubbio i Liberali hanno perso tantissimo, ben 10 seggi. Ma stabilire chi ha vinto è una impresa. Infatti a seconda delle coalizioni potrebbe risultare vincitore l'Ulivo (+10 seggi), i democristiani (+14), o i separatisti (+9).
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venerdì 11 giugno 2010

Le nuove stelle della politica italiana - Nicola Zingaretti


E’ a capo della giunta provinciale di Roma da due anni ma in tanti lo vedono già proiettato sulla poltrona più alta del Campidoglio. Il politico in questione è naturalmente Nicola Zingaretti, fratello del più famoso ed apprezzato Luca, celebre nei panni dell’immarcescibile commissario Montalbano. Nato l’11 Ottobre 1965 a Roma, il bonario Nicola si avvicina per la prima volta all’associazionismo laico e di sinistra nel 1982 quando a diciassette anni prende parte al movimento per la pace. Nel 1981 viene eletto segretario nazionale della Sinistra giovanile mentre l’anno successivo arriva il grande balzo con l’entrata in consiglio comunale. Fondatore dell’associazione di volontariato antirazzista “Nero e non solo”, impegnata nelle politiche dell’immigrazione e per una società multietnica e multiculturale, si occupa assiduamente di ambiente e sviluppo sostenibile in qualità di membro del consiglio comunale. Sono anni di forte impegno in difesa della legalità e contro la mafia, a cominciare dall’organizzazione di numerose iniziative in memoria di Falcone e Borsellino, fra cui il primo campeggio giovanile antimafia a San Vito Lo Capo. L’allora dirigente diessino ricopre la carica di presidente dell’Unione internazionale della gioventù socialista nonché vicepresidente dell’Internazionale socialista. E’ in questa veste che il consigliere comunale diessino ha l’occasione di vivere in prima persona alcune fra le più significative vicende politiche degli ultimi anni, contribuendo a ricostruire la rete con i partiti e le organizzazioni giovanili democratiche e progressiste in Bosnia Erzegovina all’indomani della firma degli accordi di Dayton, stipulati nel Dicembre del 1995. Il rampante Nicola viene inoltre nominato rappresentante del comitato delle Nazioni Unite per l’anno mondiale della Gioventù ed interviene, con non poca emozione, all’Assemblea generale dell’Onu. Tra il 1998 e il 2000 è il responsabili delle relazioni internazionali presso la direzione nazionale dei Ds mentre nel 1998 organizza a Milano il congresso dei socialisti europei. Nel 2000 diventa segretario della Quercia a Roma e l’anno seguente è fra i più convinti sostenitori della candidatura di Walter Veltroni a sindaco di Roma. Risale al 2004 la sfida per la conquista di uno scranno al Parlamento europeo. Inserito nella lista “Uniti nell’Ulivo”, l’aspirante deputato europeo corre nella circoscrizione Italia centrale non risparmiandosi in una battaglia impegnativa, durante la quale macina chilometri su chilometri fra il Lazio, le Marche, la Toscana e l’Umbria. Alla fine la campagna elettorale si conclude nel migliore dei modi : forte delle 213mila preferenze conquistate sul campo, Nicola Zingaretti viene eletto eurodeputato e, nel corso della prima riunione della delegazione italiana, viene scelto come presidente del gruppo. Membro delle commissioni Affari legali e Mercato interno e protezione dei consumatori, l’ex segretario romano dei Ds entra a far parte delle delegazioni interparlamentari per i rapporti con Israele e la Penisola Coreana nonché degli intergruppi parlamentari Volontariato, Disabilità, Diritti delle persone omosessuali e Tibet. Relatore della direttiva “Sanzioni penali a tutela dei diritti di proprietà intellettuale”, riesce inoltre a far approvare un progetto legislativo che per la prima volta introduce sanzioni penali uniformi in tutti gli stati membri dell’Unione europea. La direttiva attribuisce sanzioni penali per i contraffattori che importano merci illegali e pericolose dai Paesi extra europei. Proprio l’approvazione della direttiva porta l’onorevole Zingaretti ad avere il riconoscimento dell’Herald Tribune e la nomination al Mep Award, il prestigioso riconoscimento che viene attribuito ogni anno ai deputati europei più meritevoli. Il 18 Novembre del 2006 viene eletto al primo turno segretario dell’Unione regionale del Lazio dei Democratici di sinistra. Un incarico al quale il neo segretario si dedica con passione, continuando a svolgere allo stesso tempo l’attività di eurodeputato ma decidendo di dimettersi da presidente della delegazione. La riconferma alla guida dei Ds del Lazio giunge nell’Aprile 2007. Ds e Margherita si fondono dando vita al maggior partito di centrosinistra italiano. La stella nascente del Pd decide allora di candidarsi alle primarie per la scelta del primo segretario laziale democratico e vince ottenendo ben l’85% pari a 282mila voti. Una nuova, importante sfida è rappresentata dalle elezioni per il rinnovo della giunta provinciale della Capitale. E’ lui l’alfiere chiamato a confermare una delle province più strategiche governate dal centrosinistra. Al primo turno il candidato del Pd arriva al 46,9%, davanti ad Alfredo Antoniozzi, espressione del Pdl, al 37,1%. La vittoria arriva al secondo turno, quando riesce ad imporsi sull’avversario con il 51,5% dei consensi contro il 48,5% dell’eurodeputato eletto nelle liste di Forza Italia. “Sarò il presidente di tutti – scandisce subito dopo la proclamazione della vittoria – di coloro che mi hanno votato e di coloro che non lo hanno fatto perché le istituzioni non sono di parte. La mia squadra di governo manterrà gli impegni, rispetterà il programma e avvierà una straordinaria stagione di modernizzazione ed innovazione di Roma e della sua vasta area”. Volto pulito, umorismo da romano doc, in vista delle elezioni comunali di Roma è proprio il suo il nome più gettonato fra le fila del centrosinistra, desideroso di tornare a vincere in una città simbolo, la cui sconfitta resta tuttora una ferita ancora aperta.

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giovedì 10 giugno 2010

Elezioni politiche - Paesi Bassi

VVD (Liberali di cdx) 20,4% (14,7%)
PvdA (Laburisti) 19,6% (21,2%)
PVV (Wilders, destra radicale)15,5% (5,9%)
CDA 13,6% (26,4%)
SP (Socialisti) 9,9% (16,6%)
D66 (Democratici/Liberali di sinistra ) 6,9% (2%)
GL (Verdi) 6,6% (4,6%)
CU (Protestanti) 3,3% (4%)

Il governo in carica era composto da una coalizione eterogenea tra PvdA, CDA e CU. Tutti e tre i partiti hanno perso consenso, soprattutto il CDA che ha praticamente dimezzato i voti.

Ora ci potrebbero essere grosso modo 3 scenari: (la maggioranza è a 76 seggi)

CDA-PvdA-VVD 21+30+31=82
CDA-VVD-PVV 21+31+24 = 76
CDA-VVD-PVV-CU 21+31+24+5 = 81

Il secondo scenario sarebbe quello più coerente ma la maggioranza sarebbe a rischio in ogni votazione. Nel terzo il CU potrebbe aggiungersi alla coalizione di centrodestra, garantendo una maggioranza piuttosto netta. Il problema è però la incompatibilità (almeno teorica) tra il CU e il PVV di Wilders.

La situazione più probabile quindi è, quindi un governo con dentro i Laburisti assieme a due partiti di centrodestra. Il Cda è stato falcidiato per l’accordo con la sinistra nella scorsa legislatura, vedremo se il VVD seguirà le sue orme.

Se così dovesse accadere, il PVV si rinforzerebbe ancora e potrebbe ambire a diventare il primo partito olandese
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mercoledì 9 giugno 2010

Elezioni politiche - BiDiMedia - 9 Giugno

Rilevazione 15 Aprile
Rilevazione 3 Maggio
Rilevazione 12 Maggio
Rilevazione 20 Maggio

PDL 31,4% (-1%)
LEGA NORD 12,9% (+0,2%)
MPA 0,8% (INV)
ALTRI CDX 0,7% (+0,1%)
Totale cdx 45,8% (-0,7%)

UDC 5,9% (-0,4%)
ALLEANZA PER L'ITALIA 1% (INV)
Totale centro 6,9% (-0,4%)

PD 25,8% (+0,5%)
IDV 7,6% (+0,1%)
SEL 3,5% (INV)
RAD 1,2% (+0,1%)
VERDI 0,8% (INV)
PSI 0,8% (INV)
Totale Csx 39,7% (+0,7%)

FED.SIN. 2% (INV)

M5S 2,8% (+0,2%)

FT - FN 0,7% (+0,1%)

LA DESTRA 1% (INV)

Altri 1,1% (+0,1%)

Rispetto a 20 giorni fa la distanza tra le due coalizioni è passata da 7,5% ad un più modesto 6,1%. Gli effetti della finanziaria, infatti, cominciano a farsi sentire.
Il Pdl perde un punto secco e ormai non riesce a superare il 31-32% da molto tempo, con quindi il partito del Premier che si stabilizza su valori di molti punti al di sotto i dati delle politiche 2008, ma anche delle europee 2009.
La Lega continua il suo trend positivo, che però non basta a contrastare quello negativo del partito più grande della coalizione. I partiti minori di centrodestra, inoltre, sono sostanzialmente stabili facendo si che il cdx perda nel suo complesso 7 punti decimali.
Anche il polo centrista perde qualche decimale, dovuto soprattutto al calo dell'Udc.
Il centrosinistra, invece, sembra essere in lento ma deciso (almeno per ora) recupero. Ne beneficiano il Pd (guadagnando mezzo punto), idv e radicali (che incamerano un decimale) per un aumento del tutto speculare al calo della coalizione di governo.
Tra i partiti minori bella prestazione del Movimento 5 Stelle di Grillo che, dopo un momento di calo, torna ad avvicinarsi alla soglia del 3%.
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giovedì 3 giugno 2010

Le nuove stelle della politica italiana - Roberto Cota


E’ riuscito ad imporsi al termine di una sfida serrata giocata voto su voto in una regione storicamente in bilico e contro una presidente uscente agguerrita e pugnace. La vittoria più bella e sudata delle recenti elezioni regionali porta il volto giovane e fresco di Roberto Cota, che in Piemonte ha sconfitto, contro tutti i pronostici, Mercedes Bresso. Nato a Novara il 13 Luglio 1968, il giovane Roberto consegue la maturità classica al liceo”Carlo Alberto” e successivamente si iscrive alla facoltà di Giurisprudenza, dove si laurea con il massimo dei voti. Risale al 1990, invece, la folgorazione sulla via del “Piemont liber” scattata dopo aver letto un’intervista rilasciata da Umberto Bossi a Panorama. All’epoca la Lega a Novara si riuniva in un sottoscala di un bar e poteva contare su appena cinque iscritti ma il neo avvocato diventa subito segretario cittadino, carica che mantiene fino al 1993, quando tenta la prima avventura elettorale candidandosi al consiglio comunale di Novara. Eletto nell’assise cittadina, il neo consigliere comunale viene nominato assessore alla cultura. Dopo anni di dura militanza e comprovata capacità amministrativa, il partito decide che sarà lui a scendere in campo per conquistare la poltrona di sindaco. Nonostante una campagna elettorale condotta con costanza e dedizione in mezzo alla gente, il test elettorale sancisce la sconfitta del candidato leghista, che rimane in consiglio comunale assumendo l’incarico di capogruppo del Carroccio. Nel 1999 assume l’incarico di segretario regionale del movimento fondato da Bossi mentre nel 2000 viene nominato segretario regionale della Lega Nord Piemont. Presidente del consiglio regionale durante la giunta Ghigo, il volto buono della Lega si candida nelle liste del Carroccio in occasione delle elezioni politiche del 2001. Eletto in Parlamento, entra a far parte della compagine governativa occupando l’importante casella di sottosegretario alle Attività produttive nei governi Berlusconi II e Berlusconi III. Nel 2006 si impegna nella guerra ai marchi falsificati in qualità di alto commissario per la lotta alla contraffazione. Il brillante Roberto non disdegna il ritorno al suo mestiere originario e nel 2005 difende in tribunale alcuni militanti leghisti coinvolti in azioni finite nel mirino della magistratura, fra cui le camice verdi di Borghezio, accusate di aver dato fuoco ai materassi dove dormiva un gruppo di immigrati senza tetto a Torino. Leghista dai toni pacati e dai modi decisi, l’ex segretario regionale della Lega piemontese è particolarmente attivo sul tema dell’immigrazione. E’ il caso della manifestazione di protesta svoltasi il 17 Novembre 2001 contro il giorno di festa del Ramadan concesso da un scuola di Ceva, in provincia di Cuneo. Ferma opposizione anche alla proposta di coinvolgere tedofori extracomunitari nel percorso finale compiuto dalla fiaccola olimpica in vista della celebrazione dei Giochi invernali a Torino. Fra le battaglie politiche che lo vedono protagonista c’è anche quella finalizzata ad impedire l’approvazione della legge sulla libertà religiosa avanzata dal governo Prodi. “Si tratta di una legge molto pericolosa – spiega l’esponente leghista – non si può concedere a qualcuno il diritto di non rispettare le nostre regole e di disintegrare il nostro sistema di valori”. La svolta arriva all’indomani delle elezioni politiche del 2008, quando Pdl e Lega tornano al governo dopo la breve quanto infruttuosa parentesi del centrosinistra. Il parlamentare piemontese viene nominato capogruppo della Lega alla Camera. Da quel momento è un crescendo di interviste, dichiarazioni e ospitate in tv. Calmo, riflessivo, poco incline alle risse, al numero uno della consistente pattuglia leghista a Montecitorio spetta il compito di difendere a spada tratta i provvedimenti dell’esecutivo. Nell’ottobre del 2008 si fa promotore di una proposta di legge volta ad introdurre nel sistema scolastico italiano le classi d’inserimento riservate ai bambini stranieri che non conoscono ancora la lingua italiana. Sempre a proposito di scuola, è sua l’idea di introdurre l’insegnamento dei dialetti locali in classe. L’attivismo e la competenza dimostrate nell’attività politica portano Cota ad essere uno dei nomi più gettonati in vista delle elezioni regionali in Piemonte. Raggiunto l’accordo sul suo nome, l’astro nascente del Carroccio parte subito con la campagna elettorale, consapevole di un compito a dir poco arduo, ovvero scalzare la zarina Mercedes Bresso dalla presidenza della regione. Incentivi alle aziende che assumono, riduzione dei costi della politica, riduzione delle liste d’attesa con conseguente taglio degli sprechi, potenziamento delle infrastrutture e netto appoggio alla realizzazione della Tav. Sono questi alcuni dei capitoli che costituiscono il perno del programma messo a punto dal candidato governatore del centrodestra, che incentra gran parte della propria campagna elettorale sul tema della sicurezza promettendo una nuova legge sulla polizia locale ed investimenti sulla formazione professionale, maggiore sicurezza nelle scuole mediante lo stanziamento di nuove risorse, più tutela per i cittadini attraverso un nuovo “Patto per la sicurezza”. Partito tutt’altro che favorito, il capogruppo della Lega alla Camera decide di sfidare apertamente il governatore in carica in tre faccia a faccia, caratterizzati da toni serrati ma imperniati su temi concreti. Grazie all’apporto di Silvio Berlusconi, che fa tappa due volte a Torino, il volto buono della Lega riesce ad imporsi sulla coalizione avversaria al termine di un testa a testa che si protrae per l’intera durata dello scrutinio. Appena insediatosi, Cota dà vita alla giunta regionale più giovane d’Italia, caratterizzata da un’età media di poco superiore ai 40 anni. Nemmeno il tempo di partire e il neo governatore procede al taglio delle auto blu ed alla diminuzione degli emolumenti di assessori e consiglieri. Se il buongiorno si vede dal mattino, il primo presidente leghista del Piemonte promette scintille.

Al
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mercoledì 2 giugno 2010

elezioni provinciali - Sardegna

Delle 8 province Sarde impegnate al voto, ben 7 erano in mano al centrosinistra, mentre solo Oristano era amministrato dal centrodestra. Dopo il I turno il cdx conferma la sua provincia e strappa alla coalizione avversa Olbia Tempio. Il centrosinistra conferma al I turno il Medio-Campitano, Sassari e Carbonia Iglesias (le ultime due sul filo di lana), mentre le altre province andranno al ballottaggio tra due settimane.

CARBONIA-IGLESIAS: CDX 45,2%, CSX 50,4%
NUORO: CDX 38,4%, CSX 32,5%, sx 23,9%
OGLIASTRA: CDX43,8%, CSX 41,1%
OLBIA: CDX 53,2%, CSX 39,3%
SASSARI: CDX 41,1%, CSX 50,7% CSX
CAGLIARI: CDX46,5%, CSX 33,8%
MEDIO CAMPIDANO: CDX 39,4%, CSX 55,1%
ORISTANO: CDX 59,7%, CSX 29,7%.


Grazie ad And-l di Scenari Politici vi riporto alcuni dati:


CDX: 41,0%
- PDL: 16,2%
- PARTITO SARDO D'AZIONE: 6,8%
- RIFORMATORI SARDI: 6,5%
- altri CDX: 4,4%
- MPA: 2,4%
- UDS: 1,8%
- FORTZA PARIS: 1,8%
- LN: 0,6%
- LA DESTRA: 0,4%

UDC: 9,4%

CSX: 44,5%
- PD: 20,1%
- IDV: 6,6%
- SEL: 3,7%

- FDS: 3,4%
- altri CSX: 3,3%
- UPC: 3,3%
- ROSSO MORI: 2,0%
- PSI: 1,4%
- VERDI: 0,4%
- API: 0,3%
ALTRI: 3,6%
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martedì 1 giugno 2010

Elezioni Comunali - Sardegna

In Sardegna si è votato in 6 comuni superiori a 15mila abitanti ( Iglesias, Nuoro, Quartu Sant'Elena, Porto Torres, Sassari, Sestu). Tutti e 6 erano amministrati dal centrosinistra. Alla fine del I turno, sono state assegnate solo due città: Quartu Sant'Elena al centrodestra e Sassari al centrosinistra.
Nelle altre città ci sarà il ballottaggio tra i due schieramenti opposti, tranne che a Porto Torres dove ci sarà una sfida interna al centrosinistra.
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Elezioni comunali - Sicilia

Dei dodici comuni al voto superiori a 10mila abitanti, 5 decideranno il loro sindaco al ballottaggio. Nel particolare sono Gela (in cui si affronteranno le due anime del centrosinistra), Enna (csx vs cdx), Carini, Milazzo e Misilmeri.
Nella precendente tornata il csx aveva conquistato 6 comuni ( Gela, Enna, Pedara, San Giovanni la Punta, Misilmeri, Palma di Montechiaro), il centrodestra 5 (Bronte, Ispica, Mussomeli, Carini, Milazzo), mentre a Ribera governava una lista civica.
Ora, al netto dei ballottaggi, il csx esprimerà il proprio sindaco a Mussomeli (conquistandolo dal centrodestra) e a Pedara. Il centrodestra, invece, conferma al I turno Ispica e Bronte. Palma, invece, passa dal centrosinistra ad una coalizione centrista. Le liste civiche ( che comprendono davvero di tutto) confermano Ribera e conquistano San Giovanni.
Tra due settimane avremo il quadro completo.
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